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Sgombero di CasaPound: uno sceneggiato in cui nessuno si assume la responsabilità

Per Giovanni Tria è la Prefettura di Roma che deve dare l’ordine di sgomberare CasaPound. Per la prefettura, non si può operare perché manca la denuncia. Negli ultimi giorni lo stabile di via Napoleone III è al centro del dibattito politico e istituzionale, ma per adesso non è ancora chiaro su chi ricada la responsabilità.
A cura di Natascia Grbic
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In questi giorni si sta parlando molto della questione dello sgombero di CasaPound, della mozione presentata dai consiglieri dem in Campidoglio, della richiesta di liberare lo stabile fatta da Virginia Raggi al Ministero dell'Economia e delle Finanze, della lettera mai inviata di Giovanni Tria alla sindaca, dell'assenza di una denuncia iniziale da parte del proprietario dello stabile. Insomma, più che un filo di Arianna qui si tratta piuttosto di un gomitolo molto ingarbugliato. Proprio nelle ultime ore, il prefetto di Roma Paola Basilone ha dichiarato che non è possibile intervenire sullo stabile perché manca "una richiesta di rilascio da parte dell'autorità giudiziaria". E senza denuncia non è possibile agire. A quanto pare, quando i militanti di CasaPound sono entrati all'interno dello stabile di via Napoleone III, nessuno ha presentato una querela formale. O almeno questo era quello che si credeva poco tempo fa.

Giovanni Tria su sgombero CasaPound: "Abbiamo richiesto lo stabile"

Proprio questa mattina, infatti, il ministro dell'Economia e delle Finanze Giovanni Tria ha ripreso parola sullo sgombero di CasaPound a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'università di Roma Tor Vergata. "Il Ministero ha già richiesto lo stabile. Ci sono delle competenze diverse nelle varie fasi: l'attuazione dello sgombero richiesto spetta alla Prefettura. Io rispetto quello che dicono loro, quando lo riterranno necessario secondo delle priorità". Giovanni Tria ripassa quindi la palla alla Prefettura di Roma. "Dopo le parole del ministro Tria non servono ulteriori precisazioni: il Prefetto di Roma faccia seguito alla richiesta del Mef e iscriva lo sgombero dello stabile occupato da CasaPound tra le priorità d'intervento": lo ha detto in una nota il senatore dem Bruno Astorre, dopo l'intervento del ministro fatto questa mattina.

La mozione per chiedere lo sgombero di CasaPound

Tutto è iniziato quando i consiglieri dem hanno presentato in Campidoglio una mozione per chiedere lo sgombero di CasaPound da via Napoleone III,  e la restituzione dello stabile occupato nel 2003 nel quartiere Esquilino della capitale. "Non è tollerabile che Casapound possa protrarre la propria occupazione in un edificio di pregio per svolgere attività che alimentano un clima di tensione in città, rifacendosi alle ideologie fasciste e alle politiche di Benito Mussolini, violando le normative che non consentono tali comportamenti", aveva spiegato Giovanni Zannolla, primo firmatario della mozione. Il documento era stato approvato grazie anche ai voti del M5s: e così Virginia Raggi aveva scritto al Mef, per chiedere lo sgombero della sede di CasaPound.

La lettera dell'Agenzia del Demanio a Virginia Raggi

Ed è qui che la vicenda ha iniziato ad assumere contorni poco chiari. Inizialmente era sembrato che Giovanni Tria avesse risposto a Virginia Raggi, sottolineando che lo sgombero non sarebbe stato una priorità perché l'edificio non era a rischio crollo e non presentava problemi igienici. Successivamente il ministro ha smentito di aver inviato una missiva a Virginia Raggi. Una nota sarebbe infatti stata trasmessa alla sindaca dall'Agenzia del Demanio, con su scritto che "L'effettuazione e la data dello sgombero sono di competenza del Prefetto di Roma che li farà secondo le proprie priorità". Nella lettera, l'Agenzia ha chiarito che erano stati fatti tutti gli adempimenti necessari per rientrare in possesso dell'immobile. In tutto questo tran tran non si capisce chi sia il vero responsabile dell'edificio di via Napoleone III: se il Mef o la Prefettura. E se, soprattutto, si arriverà prima o poi a chiarire questa vicenda.

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