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Il significato di “Minuetto”, il capolavoro di Mia Martini scritto da Califano e Baldan Bembo

La genesi di uno dei brani più intensi e struggenti della cantante calabrese. Un successo scritto dal grande Franco Califano, che nell’estate del 1973 scalò la classifica dei 45 giri più venduti in Italia, vincendo il Festivalbar.
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Mia Martini (LaPresse)
Mia Martini (LaPresse)

Era il 12 maggio 1995 quando moriva Mia Martini. La cantante calabrese venne trovata morta nel suo letto, stroncata da un attacco cardiaco. Straordinaria artista ed interprete, nel corso di circa trent'anni di carriera, ci ha regalato molte canzoni destinate a rimanere nella storia della musica leggera, una su tutte: "Minuetto". Singolo più venduto del suo repertorio, l'intenso e malinconico brano arrivò un anno dopo "Piccolo Uomo", altro grande successo che nel 1972 l'aveva definitivamente consacrata come una delle voci più interessanti del panorama musicale italiano. La scelta si rivelò immediatamente azzeccata, in quanto permise alla giovane Mimì di bissare il successo commerciale dell'anno precedente, raggiungendo una popolarità ancora maggiore.

Uno dei più grandi successi dell'estate 1973

Prima della pubblicazione, Mia Martini, intuendo l'enorme potenziale di questa canzone, dichiarò in diverse interviste, come riporta il sito Questi miei pensieri, di avere pronto un nuovo pezzo davvero "forte":

A mio parere, "Minuetto" è un pezzo di genere classicheggiante con un finale straordinariamente suggestivo. Piacerà alla gente di palato fino. Ma, siccome oggi i gusti si sono affinati, dovrebbe piacere anche al grande pubblico.

E infatti il successo discografico del brano, singolo trainante dell'album "Il giorno dopo", fu immediato. Il 23 giugno 1973 "Minuetto" entrò direttamente al secondo posto nella top-ten dei 45 giri più venduti, dove restò per 30 settimane consecutive, risultando il 7° singolo di maggior successo del 1973. Inoltre la canzone valse alla sua interprete un nuovo disco d'oro, nonché la seconda vittoria consecutiva al Festivalbar, cosa che in precedenza era riuscita solamente a Lucio Battisti. Questa volta, però, Mia Martini vinse ex aequo con Marcella Bella, in gara con "Io domani". L'album "Il giorno dopo" conteneva altre hit importanti come "Picnic", versione italiana di "Your song" di Elton John, "Bolero", "Signora", "Dove il cielo va a finire" e "Ma quale amore" (musica di Antonello Venditti).

La storia di "Minuetto"

Il testo di "Minuetto" fu inizialmente affidato a Maurizio Piccoli e Bruno Lauzi, ma i due autori cercarono invano di trovare delle parole efficaci per la difficile partitura di  Dario Baldan Bembo, che partiva appunto come rivisitazione in chiave moderna di un minuetto, per poi trasformarsi in una ballata lenta e malinconica. Una prima stesura, molto più piatta e convenzionale di quella divenuta celebre, fu realizzata da Luigi Albertelli ed intitolata "Salvami" ed è stata inserita nel 2003 nella raccolta postuma di inediti "Canzoni Segrete".

La riscrittura del testo fu quindi commissionata ad un ancora poco noto Franco Califano, che ne fece il capolavoro che tutti conosciamo. Il celebre cantautore, scomparso nel 2013, ha parlato in più di un'occasione del suo rapporto con Mia Martini:

Il nostro incontro risale al 1973. Avevo appena finito di comporre “Minuetto” e sentii subito che si trattava di un pezzo del quale Mia Martini avrebbe colto perfettamente tutte le sfumature, la sua storia di amore disperato. Glielo affidai e Mia vinse il Festival d’Europa e il Festivalbar. In qualche modo "Minuetto" segnò il suo grande successo, la nascita di un’interprete impareggiabile, che osservava il mondo e gli uomini con una straordinaria sensibilità. Non ci legava una frequentazione assidua, anzi sono poche le occasioni nelle quali io e Mia ci siamo ritrovati vicini a parlare di musica, di quella musica che per lei era in qualche modo uno strumento di liberazione, un modo per dimenticare. (via Wikipedia)

Il significato del testo

La canzone rappresenta lo sfogo di una donna, schiava di una relazione insoddisfacente, alla quale, tuttavia, non riesce a porre fine. Sembrerebbe il classico schema di una donna ripetutamente sedotta e abbandonata dallo stesso uomo, che la usa per i suoi comodi, se non fosse che la protagonista femminile del brano, pur sentendosene prigioniera, rivendica con fierezza la sua passione, usando metafore estremamente sensuali per descriverla: "Il mio cuore si ribella a te, ma il mio corpo no/ Le mani tue, strumenti su di me,/ Che dirigi da maestro esperto quale sei…", e ancora, più avanti: "Rinnegare una passione no,/ Ma non posso dirti sempre sì/ E sentirmi piccola così tutte le volte che mi trovo qui di fronte a te".

Nel finale, però, prevale la consapevolezza dell'impossibilità di un epilogo positivo per quella storia d'amore e l'amarezza per il tempo perduto: "E la vita sta passando su noi,/ Di orizzonti non ne vedo mai/ Ne approfitta il tempo e ruba come hai fatto tu/ Il resto di una gioventù che ormai non ho più…", per poi approdare ad una triste conclusione: "Io non so l'amore vero che sorriso ha,/ Pensieri vanno e vengono, la vita è così…"

Altre versioni e cover

Nel 1974 la stessa Mia Martini ne incise una versione per il mercato spagnolo ed una per il mercato francese, intitolata "Tu t'en vas quand tu veux", che tuttavia non ebbero molto successo. Dello stesso anno è la versione inglese del gruppo Os Motokas, intitolata "Tenderly". Esiste poi una versione strumentale della "Bembo's Orchestra" del 1978. Nel 1999, invece, Al Bano Carrisi ne ha realizzato una cover, contenuta nell'album "Volare – My favorite italian songs". Infine è del 2008 la versione live dell'autore del testo, Franco Califano.

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