Violentato 30 volte in un mese dal compagno di cella. “Mi sono innamorato di lui”
Avrebbe stuprato 30 volte in un mese, la media di una volta al giorno, il proprio compagno di cella di cui “ero innamorato”. I fatti sarebbero avvenuti nel carcere della Dogaia a Prato. Sotto accusa A. T. marocchino di 43 anni, la vittima è un cinese di 35 anni. Entrambi erano finiti dietro le sbarre proprio per violenze sessuali: il primo per scontare una condanna definitiva, il secondo perché accusato dalla moglie di aver molestato la loro figlia, minorenne. La denuncia risale allo scorso febbraio.
I due sono comparsi di fronte al giudice per le indagini preliminare in sede di incidente probatorio. E le versioni fornite dai due detenuti sono radicalmente opposte. “I rapporti erano consenzienti. Io lo amavo, l'ho anche baciato", sostiene il marocchino, come riporta anche il quotidiano La Nazione. Per giustificare l'accaduto, il 43enne si è detto anche molto geloso di lui. Di tutt’altro avviso la tesi sostenuta dal cinese che, invece, ha raccontato delle violenze subite contro la sua volontà e la paura di quest’uomo molto più grande: "provavo dolore durante i rapporti, piangevo per la paura". Alla fine la presunta vittima avrebbe trovato il coraggio di confidarsi con un agente della polizia penitenziaria e con un altro detenuto.
Da lì è partita l'inchiesta e il 35enne, sottoposto a perizie mediche, è risultato essere stato effettivamente vittima di violenze avvenute tra la fine di dicembre 2016 e il gennaio di quest’anno in carcere. Sulla vicenda è stato aperto un fascicolo dal sostituto Antonio Sangermano, poi passato a Laura Canovai. Nel frattempo il cinese è stato trasferito al carcere di Sollicciano.