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L’Italia volta le spalle a Cuba e vota sì all’embargo

Cinque giorni fa l’Italia ha votato contro una risoluzione presentata al Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu per chiedere lo stop delle sanzioni economiche di alcuni paesi nei confronti di altri. Tra questi c’è anche Cuba, sottoposta da 61 anni a blocco economico da parte degli USA. Il governo de L’Avana proprio un anno fa – nel momento più duro della pandemia di Covid-19 – inviò in Lombardia 53 medici altamente specializzati nel trattamento delle malattie infettive.
A cura di Davide Falcioni
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Era il 22 marzo del 2020 quando 53 medici cubani della Brigata Internazionale Henry Reeve arrivarono in Lombardia – in quel momento epicentro mondiale della pandemia di Covid-19 – per aiutare i colleghi italiani alle prese con un'emergenza inedita, arrivata poche settimane prima in un paese impreparato e fragile: i medici cubani, tutti specializzati nel trattamento delle malattie infettive, vennero inviati all'ospedale di Crema e lì offrirono il loro aiuto, a titolo gratuito, fino ai primi di giugno, quando ripartirono per l'Avana dopo essere stati salutati e omaggiati dalla cittadinanza cremasca con una cerimonia ufficiale in piazza Duomo. Gli "hermanos de Cuba", come i lombardi li chiamarono affettuosamente per mesi, operarono presso l’ospedale da campo allestito dall’Esercito Italiano, dando man forte al personale sanitario nella gestione dei molti pazienti affetti da Covid-19 e le loro competenze, maturate in contesti come l'epidemia di Ebola, si rivelarono estremamente preziose per i colleghi italiani e soprattutto per i tanti pazienti affetti da Covid-19. Non è un caso che otto giorni fa, a un anno dal loro arrivo, la sindaca di Crema Stefania Bonaldi ha ricordato quei mesi difficili: "La presenza a Crema dell’Esercito Italiano e dei nostri Hermanos de Cuba ci consentì di realizzare che non eravamo soli, restituendo alla nostra comunità coraggio e speranza".

L'Italia vota "no" alla fine delle sanzioni economiche a Cuba (ed altri paesi)

Tanta solidarietà da parte di Cuba non è stata però debitamente riconosciuta dalle parti del Governo italiano: cinque giorni fa infatti l'Italia ha votato contro la risoluzione A/HRC/46/L.4 presentata al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sulle ripercussioni negative delle sanzioni economiche applicate da alcuni paesi ad altri. Tra questi vi è anche Cuba, da 60 anni sottoposta a "blocco" economico da parte degli Stati Uniti. A presentare il documento – intitolato The negative impact of unilateral coercive measures on the enjoyment of human rights – sono stati Cina, Azerbaigian e Stato di Palestina. La relazione esprime, tra le altre cose, "grave preoccupazione per l'impatto negativo delle misure coercitive unilaterali sui diritti umani" mettendo – in sintesi – in relazione diretta le sanzioni economiche con la sopravvivenza e il benessere di milioni di esseri umani. Il senso del documento è semplice: lo sviluppo dei diritti umani non può avvenire in modo pieno e totale laddove le persone non hanno accesso a beni e servizi di prima necessità a causa delle sanzioni economiche imposte da alcuni paesi.

La risoluzione fortunatamente è stata approvata e questa è una buona notizia: 30 paesi hanno votato favorevolmente, due si sono astenuti e 15 hanno espresso voto contrario: si tratta di Austria, Brasile, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Isole Marshall, Paesi Bassi, Polonia, Corea del Sud, Ucraina, Regno Unito. E Italia.

L'esito del voto: in rosso i paesi contrari
L'esito del voto: in rosso i paesi contrari

Le conseguenze concrete delle sanzioni economiche a Cuba

Tra le sanzioni che la risoluzione presentata al Consiglio per i Diritti Umani dell'Onu chiedeva di abolire ci sono anche quelle applicate contro paesi come Cuba, Venezuela, Siria ed Iran, provvedimenti che si rivelano particolarmente odiosi nel corso di una pandemia che sta mettendo in  ginocchio salute ed economia in tutto il mondo. Concentriamoci però su Cuba. In un'intervista rilasciata di recente a Fanpage.it l'Ambasciatore del paese latino-americano Josè Carlos Rodriguez Ruiz ha spiegato le conseguenze concrete del blocco economico imposto dagli USA: "Tra marzo 2019 e aprile 2020 l’embargo è costato a Cuba 5 miliardi di dollari". In campo sanitario è concreto il rischio di avere problemi nell’approvvigionamento di materiale farmaceutico: "Potrebbe mancare qualsiasi cosa – spiegava l'Ambasciatore -: un componente di un apparecchio sanitario, una tecnologia o un principio attivo che potremmo reperire negli Stati Uniti, ma che non può raggiungere Cuba a causa del blocco. In quel caso saremmo costretti a rivolgerci altrove a costi molto più alti ma con grandi difficoltà. Un esempio: se volessimo acquistare una macchina della multinazionale tedesca Siemens dotata di una porzione di tecnologia statunitense non potremmo farlo… Chiediamo da decenni, inascoltati, la fine dell'embargo. Con Trump il blocco è peggiorato e ora speriamo che l’amministrazione Biden voglia almeno modificarne le condizioni, come promesso in campagna elettorale".

Cuba è al lavoro per sviluppare cinque vaccini contro il coronavirus: se verranno approvati verranno inviati anche ai paesi in via di sviluppo, quelli attualmente sono più indietro nell'approvvigionamento dei farmaci contro il Covid-19.

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