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Bonus mamma, per la Corte d’Appello di Milano spetta a tutte le donne straniere

La Corte d’appello di Milano ha emesso oggi una sentenza che dà ragione alle mamme straniere: ha respinto il ricorso dell’Inps contro l’ordinanza del Tribunale di Milano che aveva appunto ordinato all’Istituto di riconoscere il bonus di 800 euro alle neo-mamme prive di permesso di soggiorno lungo.
A cura di Annalisa Cangemi
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Le mamme straniere potrebbero finalmente ottenere giustizia. La Corte d'Appello di Milano ha dato ragione a loro, respingendo l'appello dell'Inps contro l'ordinanza del Tribunale che riconosceva il diritto alla richiesta del premio nascita a tutte le mamme straniere regolarmente soggiornanti e non soltanto alle mamme con un permesso di soggiorno lungo o titolari di protezione internazionale. Il bonus mamma (legge 232/2016), aveva chiarito il tribunale, è un premio "previsto – senza operare distinzione di nazionalità – per tutte le mamme che si trovino in gravidanza (almeno al settimo mese) tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2017". Secondo la legge quindi, il bonus da 800 euro erogato dall'Inps per ogni bambino nato nel 2017, è un diritto per tutte le partorienti.

Dopo la sentenza di primo grado, che aveva ritenuto appunto discriminatoria la restrizione operata dall'Istituto rispetto a quanto previsto dalla legge,  l'Inps lo scorso 13 febbraio aveva dato esecuzione all'ordinanza, consentendo quindi a tutte le mamme straniere la presentazione delle domande, precisando comunque che l'assegno sarebbe stato pagato "con riserva in relazione agli sviluppi futuri del giudizio".

"A questo punto, visto l'esito del giudizio di appello, il messaggio dell'Inps resta ulteriormente confermato – scrivono in una nota Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione), Apn (Avvocati per niente) e Fondazione Piccini – "Tuttavia, se l'Istituto mantenesse la "riserva" sui pagamenti e decidesse di proseguire nel giudizio, i beneficiari che hanno nel frattempo ottenuto il titolo, resterebbero in una situazione di incertezza per altri anni, fino alla decisione della Cassazione".

Per le associazioni, "la situazione sarebbe paradossale non solo perché trattasi di prestazione che ha esattamente lo scopo di creare condizioni di maggiore serenità e sicurezza nel momento della nascita, ma anche perché, in questo contesto, la singola mamma avrebbe interesse a garantirsi un titolo di credito proprio (cioè una decisione del giudice che riguardi espressamente il suo caso) diverso da quello che deriva dalla decisione sulla causa collettiva; in questo modo ci sarebbe un ovvio  rischio di moltiplicazione di giudizi individuali, a spese della collettività". Le associazioni confidano che l'Istituto di previdenza "assuma una decisione definitiva sul punto, chiudendo il contenzioso e garantendo il rispetto pieno e senza riserve della decisione milanese".

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